Ma il servizio militare non faceva per me. Dei 365 gg di naia ne ho fatti solo 65.
Gli altri 300 li ho passati in convalescenza per autolesionismo. Mi fermo qui
sull’argomento perchè rischio troppo a raccontare tutto quello che ho fatto per non
fare il servizio militare.
Nell’attesa di finire il servizio militare mentre ero in convalescenza ho lavorato
come elettricista, come pasticcere e per ultimo, come magazziniere in deposito di
acque minerali.
Ok. Va bene. È tutto interessante, ma la passione per la ristorazione, vi chiederete
qundo ti è venutà?
In realtà all’inizio non era una passione per la ristorazione, ma per i ristoranti.
Mi spiego meglio. All’età di 18 anni ho iniziato a frequentare Paolo, un ragazzo di
dieci anni più grande di me che mi aveva preso in simpatia e mi portava sempre con
sé. Forse perchè mi giudicava più maturo e serio dei miei coetanei. Lui aveva tutto
quello che una donna potesse desiderare in un uomo. Era abbastanza alto, aveva i
baffi, la mascella scolpita da attore, i capelli ricci molto in voga neglia anni
settanta e cosa molto importante aveva un fisico da culturista. Solo che in quel
periodo i culturisti non esistevano ancora. Il fisico ce lo avevi solo se lavoravi
sodo fisicamente come muratore, idraulico o altro. Infatti lui faceva l’idraulico.
Segava, torniva, filettava i tubi in ferro zingato tutto con la filiera a mano.
Quelle elettriche non erano ancora di largo uso, costavano troppo. Ma cosa molto
importante diceva lui, il fisico se lo era fatto a masturbarsi tutti i giorni. Fin
da quando aveva dodici anni. Troppo diretto e reale? Non mi importa, sono fatto
cosi.
Insomma Paolo era il mio fratello maggiore, il mio maestro e il mio amico più
intimo. Con lui ho fatto cose che non ho mai più rifatto con nessuno nella mia vita.
A voi la fantasia di immaginare cosa. Sappiate però che nessuno dei due aveva
tendenze omosessuali.
Con Paolo uscivamo spesso la notte a mangiare fuori dopo la discoteca e spesso
pagava lui anche se non era ricco. Aveva un cuore grosso come due mani. Mangiando mi
diceva sempre che la prima sera che esci con una ragazza è importantissima e per
questo motivo dovevi scegliere il posto giusto per poter parlare tranquillamente e
per poterla corteggiare con efficacia. Magari a lume di candela con un po di musica
etc. Tutto aiutava. Era uno degli ultimi playboy vecchia maniera, ma mi ha
influenzato molto. Io a differenza sua non ero alto e non ero neanche bello come
lui. Ero semplicemente, forse, carino e allora a tavola quando uscivo con qualche
ragazza me la dovevo giocare tutta. Dovevo essere brillante, simpatico,
intelligente, sveglio e con la battuta sempre pronta. Piano piano mi sono accorto
che se andavo in un posto che mi piaceva, tutto questo mi veniva più naturale. Mi
sentivo a mio agio e riuscivo sempre a fare breccia nel cuore delle ragazze.
Ma trovare i locali giusti, ristoranti, pizzerie, o locali per il dopo cena,
accoglienti era molto difficile, a volte impossibile. Neanche quando spinto dalla
disperazione decidevo di andare in qualche luogo per me proibitivo a causa dei
prezzi alti che si pagavano.
Era sempre la stessa storia, magari mangiavi un pò meglio ma l’ambiente… Faceva
veramente cagare.
E allora ho iniziato a girovagare dappertutto in cerca dei locali più carini e
accoglienti, divenni il più esperto, conoscevo tutti i locali di Massa, Carrara,
Viareggio, Lucca, Camaiore, Pietrasanta, La Spezia, Cinqueterre (quando ancora le
Cinqueterre le conoscevano solo gli abitanti del luogo e dei comuni vicini), Lerici
e Portovenere. Se c’era in questi luoghi un posto carino e accogliente, io c’ero
stato e potevo dirvi tutto sul locale, su che cosa servivano e su chi ci lavorava. I
miei amici venivano sempre da me per sapere dove portare la ragazza del momento.
È sicuramente in quel periodo che è maturata in me l’idea di aprire un locale molto
strategico e funzionale da questo punto di vista. Doveva essere un locale unico nel
suo genere, bellissimo, ben arredato con stile e con gusto. Non necessariamente
lussuoso, ma di impatto. Quando entravi dentro il locale dovevi rimanere a bocca
aperta per qualche minuto a cercare di capire e cogliere i particolari che notavi a
poco a poco durante la permanenza. E prima ancora di sederti e di ordinare qualcosa
la tua mente doveva già portare a pensare a quando saresti potuto tornare. Il locale
che volevo aprire doveva avere queste caratteristiche, insomma, doveva farsi
ricordare.
Ma per fare un locale così ci volevano soldi, esperienza, conoscenza,
professionalità ed io non avevo niente di tutto questo. Avevo solo una grande forza
interiore, una grande umiltà e una grandissima voglia di lavorare.
Soldi: a ventitre anni o mi compravo le sigarette o andavo al bar a bere qualcosa,
questo era tutto il mio capitale. Dopo il militare le mie finanze si erano
prosciugate e se non trovavo subito qualcosa da fare sarebbe stato veramente un
problema.
Avevo la patente nautica oltre le dodici miglia per pilotare piccoli yacth e
meditavo di mettermi a fare lo skipper in giro per il mondo e di fotografare ogni
cosa che mi sarebbe passata davanti.
Magari anche una attempata signora in vestaglia trasparente, sogno ricorrente. Se un
giorno mi intervista marzullo glielo racconto.
Non vedevo possibilità di realizzarmi e la fuga era l’unica via di uscita anche
perchè la voglia di avventura era veramente incontenibile. Mi tratteneva però
l’attacamento alla mia famiglia e alla terra dove ero nato.
Mia sorella, molto attaccata a me, mi vedeva un pò depresso e svogliato. Mi chiede
spiegazioni e allora le parlo dei miei progetti. Lei pur di non vedermi partire
decide di prestarmi dei soldi per aprirmi una attività in proprio come fotografo. Mi
sarebbero bastati dieci milioni di lire.
Comincio ad organizzarmi: mi iscrivo alla camera di commercio ed essendo diplomato
ragioniere, la cosa è immediata. Ho sempre pensato di aver sbagliato ad iscrivermi
alla scuola per ragionieri, lo avevo fatto solo perchè alcuni compagni e compagne
con cui studiavo alle elementari e che abitavano vicino, l’avevano scelta come
scuola fra le tante possibilità. Io allora non sapevo neanche che cosa sarei andato
a studiare e dove mi avrebbe portato quel diploma. Nel corso degli anni scolastici
però ero sempre più convinto che non avrei mai fatto il ragioniere.
Niente di più sbagliato, gli studi che ho fatto in quella scuola sono stati la cosa
più utile cha abbia mai fatto in adolescenza.
Ero bravissimo nelle materie tecniche e matematiche. Una bomba. Avevo però grossi
problemi caratteriali con alcuni insegnanti e questo mi è costato alcuni anni di
scuola in più. Mamme e papà credetemi, a volte le incomprensioni tra alunni e
insegnanti esistono veramente io ne sono la prova vivente.
Ma torniamo a Emiliano fotografo, era la fine del 1984. Trovai un negozio di
articoli fotografici con annesso laboratorio per lo sviluppo e stampa con un piccolo
avviamento e una serie di scuole e asili dove il proprietario aveva da anni la
prelazione per fare le foto ai bambini e studenti.
A quel tempo si faceva e rendeva abbastanza bene. Io a dire il vero una piccola
esperienza come fotografo me l’ero già fatta nel periodo scolastico.
Facevo le
foto ai miei amici e alle mie amiche e a volte mi divertivo a fare dei simpatici
scherzi, prendevo il volto di amici e amiche poi facevo dei fotomontaggi usando dei
giornalini pornografici, era veramente divertente, ridevamo tutti come dei pazzi
perchè sceglievo le posizioni più assurde e mettevo i volti di amici e amiche al
posto degli attori, colpa dei giornalini che leggevo nel periodo in cui lavoravo
all’edicola.
Alcuni anni prima inoltre durante la primavera-estate era accaduta una cosa molto
curiosa e particolare. Il fratello della nostra insegnante di tecnica maria teresa
di cui mi astengo da farne il cognome, aveva portato dal brasile una piccola
scimmietta molto cattiva e dispettosa. La sua famiglia era molto ricca e aveva cave
di marmo laggiù e in diversi luoghi in italia.
Non ho mai capito perchè avesse deciso di fare l’insegnante. Mi ricordo però che
andò in pensione a quarantanni circa. Noi l’amavamo tutti, specialmente io a causa
del mio sogno ricorrente. Era molto simpatica. Pensate che ha avuto ospite fisso in
casa uno dei gay più famosi di Massa, che aveva un negozio di abbigliamento in
centro e ci raccontava sempre un sacco di pettegolezzi sulla loro vita da conviventi
e amici.
Scusate mi dilungo un pò ma per farvi capire bene chi sono e come ho vissuto, questi
particolari per me sono importanti, se non vi piace saltate alcune parti.
Ma torniamo alla scimmietta. questa piccola scimmia come dicevo era molto
dispettosa. In casa spaccava tutto. Se la legavi con un guinzaglio si attorcigliava
dappertutto e rischiava sempre di strozzarsi da qualche parte. Fuori in giardino
idem, si arrampicava sugli alberi e la trovavano sempre appesa per il collo a testa
in giù o immobilizzata e legata contro un ramo a causa del guinzaglio. L’unica
soluzione alternativa era quella di tenerla lontano da tutto con il guinzaglio
fissato a terra con un chiodo apposito come una capra. Ma a quel punto si incazzava
molto e faceva un casino tale che i vicini si lamentavano ogni momento.
Quando ci ha raccontato questa cosa, io ed alcuni compagni ci siamo offerti di
andarla a prendere ogni pomeriggio e di portarla un po in giro con noi. e cosi
facevamo tre o quattro volte la settimana.
Un pomeriggio di primavera sfruttando il caldo delle prime giornate di sole caldo,
andammo al mare e ci portammo pure la scimmietta.
La scimmia si divertiva molto, tirava sassi e sabbia e tutto quello che trovava,
agli sfortunati bagnanti che si sdraiavano vicino a noi incuriositi. E i curiosi
erano veramente tanti, specialmente i bambini.
Allora io il giorno successivo, mi presentai al mare con la mia macchina fotografica
pentax reflex, munita di obiettivo da ritratto e iniziai a fare foto ai bambini con
la scimmietta, naturalmente a pagamento. Fu un successo esagerato e continuai a
farlo per diversi giorni. La sera riconsegnavo sempre la scimmia stanca morta la
quale si addormentava subito e Maria Teresa era veramente contenta e mi ringraziava
moltissimo. Scusa Teresa non te l’ho mai detto, spero che se un giorno leggerai
queste righe non ti arrabbierai.
Ma poi un giorno suo fratello stanco delle lamentele dei vicini, regalò la scimmia a
un suo amico e allora la cuccagna finì.
Memore di questa esperienza, che tra le altre cose mi aveva divertito molto, ero ben
lieto di ritrovarmi di nuovo a fare le foto ai bambini nelle scuole. Meditavo già di
comprare degli animali per attirarli a farsi fare le foto. Pensavo a un’acquila, a
una piccola tigre, a una scimmietta, magari un pò più docile e perchè no anche a un
serpente. Per i più grandi pensavo di prendere in affitto una modella e vestirla da
insegnante o da bidella sexy, con minigonna inguinale e scollatura all’ombelico.
Insomma ero pronto a cambiare il modo di fare le foto nelle scuole.
Ma mentre io ero intento a organizzare l’acquisto del negozio da fotofrafo, mia
sorella e mio cognato, eccitati dal mio entusiasmo di lavorare in proprio, si
lasciano coinvolgere e decidono di comprare anche loro, a mia insaputa un negozio.
Infatti, dopo pochi giorni comprano per 30 milioni di lire, uno storico ma ormai
compromesso negozio di frutta e verdura, nella trafficata Piazza della Liberazione
di Massa, meglio conosciuta da tutti come piazza dei culi, vicino al negozio di
abbigliamento dell’amico convivente della mia insegnante.
La piazza però non si chiamava così per colpa sua, bensi per la presenza di una
grossa fontana dove quattro putti nudi buttavano acqua nella grossa vasca.
Fine del mio sogno di diventare fotografo.
Mia sorella lavorava da diversi anni in un grande negozio di abbigliamento nel
centro della città, mentre mio cognato di origine senese, lavorava come funzionario
nella famosa banca Monte dei Paschi di Siena di piazza Aranci. Anche loro spinti
dalla voglia di avventura e di lavorare in proprio fanno questo passo: mia sorella
si dimise dal suo lavoro, mentre mio cognato rimase comunque a lavorare in banca,
con l’intento di andare al mercato ortofrutticolo al mattino presto con mia sorella
e poi andare in banca al lavoro mentre mia sorella sarebbe rimasta a lavorare nel
negozio.
Teoricamente poteva anche funzionare, ma solo teoricamente. Infatti dopo una cazzata
dietro l’altra, con mia sorella che piangeva tutti i giorni, decido di darle una
mano. Nonostante la sua scelta avesse cambiato i miei progetti, era pur sempre mia
sorella.